“Ho visto ciò che una volta era terra solidissima essere mare, e ho visto mari diventati terra; conchiglie marine giacquero lontane dal mare e una vecchia àncora si trovò in cima ai monti. Di quella che era una pianura, il corso delle acque ha fatto una valle, con le alluvioni il monte è disceso al mare”.
Sono i versi di Ovidio, che ricorrono nella natura assorta e quasi immobile dei calanchi, proscenio ideale di una delle rassegne teatrali più intense e carismatiche del nostro Paese: il Teatro dei calanchi. Qui, fra i vari spettac0li, ha preso vita una delle pièce più riuscite di quest’estate lucana: “Le metamorfosi”.
Sostenibilità fiera nella produzione ma anche un vero e proprio omaggio alla condivisione e “all’archeologia dell’arte” in cui tutto è unplugged, nel pieno rispetto dell’ecosistema fragile e delicato, eppure potentissimo, dei dintorni di Pisticci.
Dove 1,8 milioni di anni fa c’era il mare, ora regna la poesia.
Quello del teatro dei calanchi è un appuntamento che ricorre e ritorna – fortunatamente – ogni anno e che è giunto nel 2022 alla sua settima edizione.
Un capolavoro compiaciuto di cui parla entusiasticamente la rivista “L’indipendente” elogiando la magnifica messa in scena e il senso profondo di questa emozionante kermesse teatrale. L’impatto sonoro e quello luminoso sono ridotti al minimo, e la scenografia è quella naturale. Uno spazio importante di riflessione e di bellezza in cui immergersi nelle storie di Narciso, di Eco e di Dafne.
Il Teatro dei Calanchi è un modello poetico vincente da vivere e rivivere, con tutti i sensi.
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