Situata su un colle a oltre 800 metri di altitudine, Acerenza domina tutto il paesaggio che dalle colline interne della Basilicata sconfina verso le ampie praterie delle Puglie.
Ha la tipica struttura delle cittadelle murarie medievali e il poeta Orazio la definì “il nido d’aquila dell’alta Acerenza”. Il suo nome, infatti, proviene dal termine latino “Acherontiae”, che altro non era che il nome dell’area su cui sorge questo suggestivo borgo del potentino.
Risalendo le vie ariose del paese, si viene accolti dalla piccola Chiesa di San Vincenzo, adiacente al Museo Diocesano di Arte Sacra e posta in posizione di accesso ai vicoli del borgo. Imboccando Via Umberto I sembra che le case si sfiorino, separate solamente dalla Torre dell’Orologio che si discosta stilisticamente dal resto del paese, essendo di epoca novecentesca.
Proseguendo, l’abitato si apre per dare spazio all’imponente Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Canio, edificio sacro di grande rilevanza storica e religiosa. La Cattedrale è la testimonianza del passato glorioso di Acerenza. Edificata tra il XI e il XIII secolo sui resti di un tempio romano, essa racconta una storia ricca di elementi ancestrali e magici che, dai Templari, arriva ai giorni nostri. La pianta è a croce latina a tre navate, divise da candide e massicce colonne che sorreggono il tetto con capriate, fino ai piedi del presbiterio che è rialzato di due metri rispetto al resto della chiesa.
Innumerevoli sono le opere d’arte qui conservate: La Pietà di Antonio Stabile, le arcate in marmo di Pietro da Muro Lucano e la preziosa e affascinante Cripta risalente al 1524. La Cripta venne commissionata dalla famiglia Ferrillo a Pietro da Muro Lucano, affrescata poi magistralmente da Giovanni Todisco con immagini sacre e ritratti dei signori Ferrillo e Balsa.
Questo luogo sacro racchiude gran parte della storia di Acerenza e dei suoi misteri, che riposano tra le mura e riecheggiano nelle valli della Basilicata.
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