La storia di Campomaggiore Vecchia parte dal 1741, anno di fondazione dell’insediamento che sorgeva su un dolce e verde crinale affacciato sul Parco di Gallipoli Cognato e sul Monte Croccia.
Immersi, e quasi mimetizzati in questo paesaggio montuoso, si intravedono le scheletriche membra di quella che è oggi conosciuta come “la Città dell’Utopia”. La vita di questo insediamento fu di appena 144 anni: nel 1885 una frana distrusse il paese che era stato edificato assecondando criteri molto innovativi per l’epoca.
Marianna Proto, vedova del Conte Rendina, fu la fondatrice del borgo e concedeva a chi volesse vivere lì un terreno di venti palmi dove poter costruire la propria casa e coltivare la terra per vivere. Il vero rivoluzionario di Campomaggiore Vecchia fu il nipote Teodoro Rendina che diede avvio a un processo di urbanizzazione e crescita culturale per il paese ispirandosi all’architetto Giovanni Patturelli. Questi dotò, infatti, il centro, di tutte le strutture atte allo svolgimento delle funzioni sociali più importanti assicurando, così, una crescita esponenziale degli abitanti: da appena 80 fino a circa 1500 persone.
Lo stato di grazia del borgo fu, però, interrotto per sempre dalla frana, che portò con sé la vita e i sogni di tutti i suoi abitanti. Oggi rimangono i resti di una cultura giovane che, nonostante tutto, sarebbe riuscita a rialzarsi e a risorgere dando nuovo ossigeno ad una fiamma che, in fondo, non si è mai spenta.
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