Castelmezzano è uno splendido borgo incastonato tra le Dolomiti lucane, a 750 metri sul livello del mare.
I suoi 759 abitanti vivono in questo luogo incantato che pare sospeso tra la realtà e il sogno: il posto ideale per immaginare storie di maghi e magiare. Non stupisce, quindi, la presenza, negli anni ’50, dell’etnologo Ernesto De Martino. Era giunto fino a qui per le sue ricerche sulla cultura contadina in Basilicata, ed è qui che lo straordinario studioso s’imbatté nel mago Giuseppe Calvello, il “Ferramosca”, chiamato familiarmente dalla povera gente: “zi’ Giuseppe”. È lui l’uomo che ha dominato la vita magica di Albano e dintorni per quasi un secolo.
Si racconta conoscesse la scienza antica e la ricordasse. Qualcun altro, parlando piano come in un sussurro, sosteneva fosse nato addirittura prima di Gesù Cristo.
Oggi, la sua casa è ancora in piedi: un B&B su corso Vittorio Emanuele, a Castelmezzano, riconoscibile grazie a una targa.
Quando De Martino lo raggiunse, nel secondo dopoguerra, Ferramosca era un vegliardo e si muoveva appena: sarebbe morto nel 1963, quasi centenario.
Una donna, Angela D’Amico, raccontò allo studioso che, non riuscendo a guarire la sua figlioletta, si era rivolta a Zì Giuseppe. Ma, forse ispirata dal maligno, volle saggiare la chiaroveggenza del mago e, mentendogli, gli raccontò di averlo cercato per ricevere notizie del fidanzato emigrato in America. L’uomo, irritato, la sbugiardò e – stizzito – mise via le carte con cui leggeva il passato e il futuro.
L’abitazione di questo vecchio era un crocevia di gente che gli si rivolgeva per far sparire le magiare che tentavano di ghermire i giovani durante il sonno oppure per sciogliere (e prescrivere) fatture e malocchi.
Quando Ferramosca rispondeva, soleva mettersi un dito sull’orecchio, come per sentire meglio.
Il gesto lo aiutava, si dice, ad ascoltare le voci dei demoni.