È il 1931 il filologo e linguista tedesco, originario di Berlino, Gerhard Rohlfs è in viaggio nel sud Italia. È conosciuto come “l’archeologo delle parole”. Come un novello Goethe, è attratto particolarmente dal Mezzogiorno per i suoi paesaggi, la sua luce e le sue lingue, in particolare quelle dell’area calabro – lucana e salentina. Ama spostarsi in treno e soprattutto coprire lunghe distanze a piedi. Passeggiare, infatti, lo aiuta a riflettere. Inoltre, in questo modo può ascoltare le persone e cogliere la musicalità e la vivacità dei loro dialetti. Poi, annota le sue riflessioni su un taccuino che porta sempre con sé. E scatta fotografie, moltissime. Tanto da diventare anche un maestro della fotografia, per l’uso del diaframma e dei tempi di esposizione.
Un giorno, si trova in treno per coprire la distanza tra Salerno e Taranto. Un viaggio che è un’avventura: “ Il viaggiatore che, in uno scompartimento di III classe nel tragitto da Napoli a Taranto, presti attenzione alla conversazione dei contadini che salgono ad ogni stazione, si renderà subito conto che nel primo tratto – se si trascurano variazioni nell’intonazione e differenze locali minime – la base linguistica è sorprendentemente unitaria. Ma subito dopo la profonda valle del platano, dalla stazione di Picerno in poi il quadro cambia. Improvvisamente arrivano all’orecchio del viaggiatore forme foniche che non si adattano assolutamente alla situazione osservata fino a quel momento … E così si continua anche dopo che il treno ha superato le stazioni di Tito e Potenza. Soltanto a partire da Trivigno queste caratteristiche scompaiono e, mentre il treno tra le brulle e selvagge montagne della valle del Basento si dirige verso il golfo di Taranto, ricompare improvvisamente la situazione linguistica che, appena due ore prima, era scomparsa così improvvisamente e in modo così inspiegabile …»
In questo modo Gerhard Rohlfs scopre l’origine settentrionale e gallo italica di alcuni dialetti lucani, composta di varie isole linguistiche dall’importanza straordinaria. È un’epifania. Ed è la prima volta che questo tema è affrontato. Le sue riflessioni confluiscono in molti suoi lavori come in “Historische Grammatik der italienischen Sprache und ihrer Mundarten”, pubblicata negli anni 1949-1954 e tradotta in italiano da Einaudi con il titolo “Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti”.
La straordinaria varietà della cultura e della storia lucana è rivelata.