Tra la fine del mese di gennaio e l’inizio di febbraio 1779, anche la Basilicata fu scossa da un vento di cambiamento e libertà. Una nuova energia invadeva le strade dei paesi arrivando fin dentro le case della gente.
La proclamazione della Repubblica partenopea, infatti, avvenuta il 23 gennaio di quell’anno, sembrava riempire di euforia il cuore di molti. Appariva imminente, in quei giorni,il cambiamento che avrebbe posto fine all’atavica miseria e che avrebbe portato alla giustizia sociale.
A Montalbano Jonico Rachele Cassano, una donna di appena 19 anni, seguiva ogni vicenda in prima linea e con estrema partecipazione.
Da vera patriota, trasformò la sua abitazione in un luogo di discussione e di patriottismo. Quanti tramavano allo scopo di seguire l’esempio napoletano, trovarono un posto sicuro e aperto al confronto nella sua casa.
Il 2 febbraio 1799, Rachele prese disposizioni perché entro il primo pomeriggio il progetto rivoluzionario avesse luogo. Intorno all’ora di pranzo, gruppi di persone, la cui animosità era evidente fin dalle prime ore del mattino, si riunirono in un corteo. Al grido di “Viva la libertà, viva la Repubblica” fu issato, in piazza Rondinelli, l’albero della libertà con il caratteristico berretto frigio sulla cima. I Borboni si consideravano decaduti.
Poi la folla si riunì in chiesa. E fu Rachele a parlare, insieme a Luigi Lomonaco.
Alcuni mesi dopo, la donna riuscì a scampare alla forca per miracolo. Si racconta che all’atto della cattura il generale Ruffo, al comando delle truppe borboniche, fu conquistato dalla sua bellezza al punto di risparmiarle la vita.
Le sue gesta e il suo coraggio sono un monito ancora oggi.
Il 6 novembre 2021, a Montalbano Jonico, infatti, si è tenuta una cerimonia per intitolarle una piazza. È il tributo di un’intera collettività che non ha dimenticato la forza di una donna che ha lottato perché a tutti e tutte fossero offerte le medesime chance.