Quando, nel 1119, Gerardo Della Porta, vescovo di Potenza e suo futuro Patrono, morì, si narra che l’intera città ne abbia chiesto la santificazione. Le voci dei miracoli compiute da quest’uomo pare si rincorressero con tale insistenza da indurre Papa Callisto II a procedere alla sua canonizzazione appena un anno dopo a “viva voce”, senza cioè redigere alcun documento scritto, contravvenendo alle prassi consuete. Fu concessa anche un’indulgenza di 40 giorni. Non stupisce, quindi, che la figura del Santo di Potenza sfumi nella leggenda.
Del resto, il religioso visse in un tempo complesso in cui da poco si era consumato lo scisma tra la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli e la lotta per le investiture tra il papato e il Sacro Romano Impero toccava il suo vertice. È in questo scenario che Gerardo nacque, a Piacenza, nella famiglia dei nobili marchesi Della Porta. Ben presto, partì per la Terra Santa. Ma, probabilmente, non vi arrivò mai. Nel 1111 fu proclamato Vescovo di Potenza e lo sarebbe stato fino al 30 ottobre 1119, data della sua morte.
I potentini erano in fermento: la sede, infatti, era vacante dal 1099 e la città reclamava il suo pastore. Quello che accadde negli otto anni in cui Gerardo fu vescovo è avvolto dalle nebulose della narrazione popolare e non esistono fonti verificabili. Di certo, era amatissimo dai suoi diocesani.
Allora, Potenza viveva uno dei periodi più floridi della sua storia e le voci dei bambini risuonavano per le strade. Eppure, non sempre le condizioni dell’infanzia erano come Gerardo avrebbe voluto. Per questo, occorreva fare in modo che un riscatto fosse sempre possibile. A questo scopo, edificò una scuola per i più piccoli, completamente gratuita.
Un giorno, poi – si narra – Potenza fu attaccata dai feroci Turchi, arrivati navigando il Basento. Le loro scimitarre brillavano al sole. La paura divampava come un fuoco da un capo all’altro della città. I cittadini terrorizzati chiesero aiuto, disperati, al loro vescovo. Improvvisamente, schiere di angeli guerrieri giunsero in soccorso e sconfissero i nemici. È questa la leggenda più famosa sul Santo. Ma nessuna invasione turca è mai stata documentata in città e il Basento, già all’epoca dei fatti, non era probabilmente più navigabile. Eppure, tra migliaia di persone festanti, il ricordo del prodigio si rinnova puntuale ogni anno, il 29 maggio, alla sfilata dei Turchi nella serata che precede la festa del Patrono.
Oggi, le sue reliquie, ritrovate nel 1250 dopo essere state nascoste perché non fossero trafugate, sono conservate nella cattedrale di San Gerardo, a Potenza. Chi sia stato e cosa abbia fatto davvero il Santo è un segreto che solo loro custodiscono ma nulla potrebbe mai scalfire la devozione della comunità nei suoi confronti.