Subito dopo le festività natalizie e l’arrivo del nuovo anno, c’è una tradizione, nel cuore della Basilicata, a cui nessun lucano può sottrarsi: l’uccisione del maiale.
Questo momento, seppure cruento, porta con sé la possibilità di radunare tutta la famiglia che si ritrova, all’alba di una domenica di gennaio con un freddo gelido, a dover fare i conti con il povero animale da abbattere che si rifiuta di andare incontro al suo destino.
Mentre gli uomini della famiglia cercano di addomesticarlo per poterlo avvicinare, le donne preparano tutto l’occorrente per poter far fronte a qualsiasi evenienza. Ma, è sempre compito della donna, quello di tenere a bada i bambini o le persone presenti che provano dispiacere per l’animale.
La leggenda narra, infatti, che più persone addolorate per il maiale ci sono, più lo stesso farà fatica a morire e soffrirà molto di più. Distrarre i bambini dispiaciuti è uno degli obiettivi a cui tutte le mamme devono fronteggiare, perché se anche solo uno di questi inizia a sussurrare “poverino come sta soffrendo, mi dispiace!”, è esattamente quello il momento in cui il maiale non morirà, anzi avvertirà il dispiacere e cercherà in tutti i modi di divincolarsi.
Perciò i bambini e le persone più sensibili, in genere vengono tenute lontano dal luogo del “rito”, in attesa che tutto finisca.