L’amore ha una sua grammatica e procede su due binari distinti: da una parte, quello legato alle tradizioni del posto in cui si vive e dell’altra, quello relativo al rapporto intimo e unico con la persona amata. Il secondo, attiene alla sfera privata ed è un codice segreto. Ma ci sono altri simboli che devono essere colti da tutti e che si tramandano da generazioni, diventando segni costitutivi di un determinato luogo.
Nel potentino, e nella stessa città di Potenza, ad esempio, era tradizione che le giovani donne in età da marito indossassero dei calzini rossi: segnale, inequivocabile, della propria disponibilità a trovare un compagno nonché un buon auspicio per i legami amorosi.
Ma la ricerca della persona con cui condividere la propria vita cominciava dai capelli. Osservando i nastri che ornavano le chiome delle nostre nonne o bisnonne, infatti, si poteva dedurne lo stato sentimentale. Se i fiocchi erano scuri, la fanciulla non era fidanzata, se erano screziati, era promessa mentre, se erano rossi, c’era ben poco da fare: la giovane era già sposata.
D’estate, con le giornate assolate e calde e l’odore del sole sulla pelle, aumentava la voglia di lasciarsi andare a schermaglie d’amore. In quei giorni, le ragazze uscivano a capo scoperto e sfoggiavano un’acconciatura fatta di trecce legate tra loro da fiocchi, disposte ad aureola dietro la nuca e strette in una piccola rete: un segnale erotico per i loro coetanei.
Ad Avigliano, per mostrare la disponibilità a una relazione, le fanciulle indossavano pesanti orecchini a forma di ventaglio che ciondolavano sulle guance. Le donne sposate, invece, avevano l’obbligo di coprire il capo in pubblico e ingentilivano i tratti con cerchi grandi, detti “cerchielli”.
Nella società contadina aviglianese, una volta trovato il fidanzato, “la zita” riceveva dal promesso sposo pendagli realizzati a mano, fatti di crini a cui erano legati ciondoli intarsiati su noccioli di pesca e un anello con la corniola, durante la cerimonia della promessa di matrimonio. Questo gioiello era cesellato con foglie di vite a simboleggiare l’abbondanza e teneva lontana la sventura. Il fortunato, invece, si beava con i suoi amici di una camicia e di un fazzoletto bianco ricamato dall’innamorata con forme allegoriche, codici e simboli – rigorosamente in rosso – che richiamavano i segreti e l’importanza della loro relazione.