C’è una leggenda che spopola un po’ ovunque, che è quella legata al “monachicchj” dispettoso che combina guai durante la notte. Ma questa storia, molto conosciuta e tramandata di generazione in generazione, non si deve confondere con la storia della “monachella”.
A Rotondella quando si sente parlare della monachella, è normale cambiare sguardo e accennare un sorriso perché, questa figura di genere femminile, senza età e senza tempo, è stata ed è per molte persone, una presenza che risulta famigliare.
La leggenda narra che la monachella, buona ma anche lei un pochino dispettosa come il suo compagno di genere maschile, è lo spirito di una fanciulla morta molto giovane e che girovaga per le vecchie case nelle quali spesso trova dimora permanente.
Il dispetto più frequente è quello di intrecciare le criniere dei cavalli quando, in casa, tutti dormono. Oppure prendere in braccio un bimbo che dorme nella culla e lasciarlo per terra prima che la mamma lo vada a riprendere.
Insomma piccoli segnali per far percepire la sua presenza ma che non creano alcun danno. Questo però, col tempo, crea un legame con le famiglie che, almeno una volta all’anno, fanno dire una messa in memoria di questo spiritello che, senza volerlo diventa parte integrante della famiglia.