C’è una presenza misteriosa e fortemente attrattiva con la quale i bambini, negli anni ’60, nella scuola media di Rotondella, ubicata nel rione chiamato “u purgatorj” (il purgatorio), hanno fatto i conti: la monachedda.
Questa figura femminile, grassottella, piccolina di statura, con la veste bianca, i capelli lunghissimi che le sfiorano le caviglie e che stringe una lanterna, è solita aggirarsi tra le mura della scuola all’interno della quale ha trovato dimora. La sua presenza nell’Istituto spaventa i ragazzi che lo frequentano, ma lei è astuta e difficilmente si fa vedere, se non in rarissime occasioni.
La monachedda, infatti, dispettosa per indole e cattiva solo per necessità, ha il vizio di aggirarsi anche per le case della gente, combinando dispetti più o meno sopportabili. Uno, in particolare la rende riconoscibile: il senso di oppressione sullo stomaco.
Il suo “divertimento” è quello di adagiarsi sulla pancia delle persone mentre dormono e, spingendo forte sulla stessa, provoca un dolore così potente da portare, alle volte, fino alla morte. Questo succede solo se provocata, altrimenti resta innocua.
Esiste però un modo per renderla vulnerabile e docile: qualora si riesca ad acciuffarla, cosa non facile, le si devono tirare i capelli e attorcigliarli sul proprio braccio: servirà non solo per portarla a sé, ma la renderà inerme e la farà iniziare a piangere disperatamente fino a quando non sarà liberata. Ma prima che questo avvenga, c’è un’altra cosa che si può fare: chiederle di esaudire un desiderio.
La leggenda narra, infatti, che la monachedda sia disposta a tutto per riavere la propria libertà. Quindi quando la si ha in pugno le si può chiedere qualunque cosa e lei sarà ben felice di soddisfare la richiesta.
Chissà quanti bambini, oggi adulti, l’hanno vista scambiandola per una lucciola o hanno subìto dei dispetti dando la colpa al compagno di banco, eppure quella monachedda, che in pochi hanno visto, continua a vivere e a gironzolare nelle case lucane, avvolta da un’aura di mistero che la rende immortale.