Il panettone è il dolce che, più di ogni altro, si associa al Natale ma è soprattutto il dessert meneghino per antonomasia.
Eppure, la sua morbidezza sconfinata potrebbe avere origini sorprendentemente lucane.
È quanto sostengono alcune leggende che racconterebbero le fortunate vicissitudini degli Atellani a Milano, una famiglia proveniente da Atella nella seconda metà del ‘400, le cui gesta sono destinate a incrociare il destino del panettone.
Giacometto della Tela (o di Atella) era un comandante mercenario dalla ineguagliabile virtù guerresca, dote che gli era valsa la simpatia degli Sforza. Aveva abbandonato il suo luogo d’origine a seguito dell’assedio di Atella e la sua famiglia prosperava nel solco di virtù “virili”, con il figlio Ugo (o Ulivo) degli Atellani diventato falconiere alla corte di Ludovico il Moro.
Nulla in questo quadro sembra destinato a trovare un nesso con la panificazione o con la maestria di artigiani pasticceri. Ma la storia, come l’acqua incanalata, trova sempre il modo di percorrere strade diverse da quelle immaginate e lo fa con forza prorompente e grazia indicibile al solo scopo di stravolgere i piani, dare vita a narrazioni inaspettate e svelare il bello. La storia, in questo caso, assunse l’aspetto di una bella e umile ragazza: Algisa, la figlia del fornaio.
L’amore tra i due giovani era ostacolato dalle differenti condizioni sociali ma a Ugo questo non servì affatto come deterrente. Pur di trovare il modo di frequentare la sua amata, compresse il suo tempo (e il suo sonno) tra giornate tese ad addestrare falconi e nottate (in bianco) ad impastare il pane presso la bottega del fornaio, dove si era fatto assumere come garzone.
La situazione, tuttavia, nonostante gli sforzi non sembrava essere destinata a un esito felice poiché la miseria si era aggrappata alla famiglia di Algisa al punto da indurla a prendere una terribile decisione: quella di partire, per cercar fortuna altrove. Fu allora che Ugo pensò l’impensabile: panificare un dolce così soffice e morbido da voler essere acquistato da tutti, risollevando le sorti del forno. Ma come fare? La soluzione, forse, poteva essere nel burro. Fu così, che Ugo trafugò due falchi alla corte degli Sforza, li vendette e acquistò quanto necessario: era nato il panettone.
E fu un successo senza precedenti.
Anche per la storia d’amore con Algisa la cui unione, pare, fu benedetta anche dallo stesso Ludovico il Moro, ormai scopertosi un goloso sostenitore del panettone e del suo inventore.