A Matera sono innumerevoli i complessi rupestri, ma forse non tutti sanno che tra le sue gravine si nascondono più di cento luoghi per l’allevamento delle api. Hanno origini antichissime: sono le avucchiare o pecchiare. La pecchiara, era, non a caso, l’ape operaia.
La prima struttura per l’allevamento delle api di cui si ha conoscenza da fonti scritte risalirebbe al 1346 e farebbe riferimento a una struttura in calcarenite. Si pensa che il microclima presente negli antri e anfratti nella zona delle gravine fosse favorevole al collocamento degli apiari. Circondata e immersa dalla natura selvaggia, la gravina garantiva una casa ideale alle api: le crepe nelle rocce favorivano la creazione di incavi dove gli sciami venivano raccolti e allevati.
In passato erano gli stessi proprietari delle masserie che si occupavano dell’allevamento delle api. Collocavano di solito gli apiari in muratura per lo più nelle parti più nascoste e riparate delle loro fattorie, per proteggerli anche dalle incursioni eventuali di animali selvatici. Non solo, l’apicoltura era un’attività destinata anche a borghesi ed esponenti dell’aristocrazia che, durante i loro soggiorni estivi in villeggiatura pare si occupassero anche delle api.
La costruzione di una pecchiara era cosa assai ingegnosa: vi era, infatti, un cinto murario; gli stalli per il collocamento delle singole arnie, le grotte in cui fare la smielatura e persino una vasca che serviva per abbeverare le api. Non era per tutti, né cosa da poco, anche perché richiedeva un discreto impiego di denaro.
L’apicoltura era un vero e proprio mestiere, c’erano gli zuccatori che costruivano le arnie soprattutto per le pecchiare scavate nella calcarenite – lo zuccatore era l’antico mestiere di colui che scavava la roccia – e c’era tutta una ritualità studiata con precisione per la cura degli apiari e per l’estrazione del miele che ricalcava – metaforicamente parlando – la proverbiale operosità delle api.
Le arnie in legno erano destinate alle avucchiare ricavate naturalmente dalla roccia, quelle in calcarenite per le masserie. L’arte della costruzione delle arnie era una questione di famiglia: l’apicoltore di professione le riceveva in dote dal proprio padre, come un corredo di conoscenze da tramandare alle generazioni a seguire.
La Pecchiara di Don Pirro Groya, ad esempio, è un antico apiario nascosto nella periferia materana, un complesso rupestre utilizzato per la produzione del miele risalente al 1500. Qui si può osservare un giardino circondato da una parete murata alta tre metri costellata di incavi per le arnie e una cappella rupestre dedicata ai quattro Evangelisti riccamente affrescata. Si tratta di una struttura meravigliosa che racconta la storia di una famiglia, quella di Don Pirro Groya, fondatore della pecchiara, la cui immagine è ritratta nella cappella. Lo si può riconoscere, infatti, in un affresco assieme ai suoi figli maschi nel suo volgere lo sguardo verso la Madonna delle Grazie, mentre le donne si rivolgono a quella di Costantinopoli.