Ferdinando I d’Aragona (anche detto Ferrante), re di Napoli tra il 1458 e il 1494, fu un sovrano forte e intelligente, determinato nel trasformare il Regno in uno stato centralizzato e moderno. Per farlo, tuttavia, dovette scontrarsi più volte con i potenti baroni che, invece, non avevano intenzione di rinunciare ai privilegi feudali, in particolare nei confronti delle “università”, ossia le amministrazioni comunali.
Delle oltre 1500 città del regno, infatti, solo 100 erano direttamente legate al potere regio, mentre le altre dipendevano dai feudatari locali, che si ritrovavano così a disporre di enormi ricchezze e latifondi sterminati.
Tra le dinastie più ricche e potenti vi erano gli Orsini Del Balzo e i Sanseverino, i cui possedimenti si estendevano tra Puglia, Basilicata, Calabria e Campania. Non è dunque un caso se proprio queste famiglie si posero alla testa del partito baronale in opposizione a Ferrante.
Un primo tentativo di rivolta armata, tra il 1459 e il 1464, fu risolto con la schiacciante vittoria del Re, che sottrasse agli Orsini Del Balzo il principato di Taranto.
Nel 1485, i baroni iniziarono a radunarsi ancora, tramando una nuova insurrezione con l’aiuto del papa, nella quale coinvolsero persino il segretario regio, Antonello Petrucci, e i suoi figli, progettando di isolare e uccidere il re e il suo erede Alfonso, Duca di Calabria, ferreo oppositore dei baroni. Gli Aragona, tuttavia, con audacia e determinazione anticiparono tutte le mosse preparatorie dei congiurati, costringendo il principe di Bisignano e conte di Tricarico e Miglionico Girolamo Sanseverino, leader dei congiurati, ad una mossa disperata. Questi invitò il re nel suo maniero di Miglionico, una delle principali sedi delle riunioni dei cospiratori, per sottoporgli un ultimatum e scongiurare la guerra. Nel settembre del 1485, re Ferrante e la sua corte giunsero a Miglionico. Qui il sovrano finse di accogliere benignamente molte delle richieste dei congiurati, chiedendo loro di ricondurre a ragione gli altri ribelli in cambio della sua clemenza, invitandoli a Napoli per definire gli accordi e celebrare la pace in occasione delle nozze di sua nipote. I baroni accettarono, ma furono ingannati: giunti nel Castel Nuovo, i capi della rivolta furono tutti catturati e giustiziati, e le loro famiglie spogliate di molti possedimenti. Il fortilizio di Miglionico, da allora, assunse una fama sinistra, divenendo noto come il “castello del Malconsiglio”.