La Lucania antica fu teatro di numerosi avvenimenti importanti, grazie anche alla posizione strategica tra il golfo di Taranto e quello di Napoli, fulcri dei traffici nel Mediterraneo.
Nel III secolo a.C., in particolare, era percorsa continuamente da eserciti in marcia. Roma stava, in quegli anni, affermandosi come potenza egemone nell’intera penisola italiana, scontrandosi, nel Sud, con le città magnogreche che ancora dominavano il Meridione. Sulla costa Jonica, in particolare, era Taranto, antica e fiera colonia spartana, a dettar legge, sebbene le polis italiote si fossero riunite precedentemente in una Lega con sede presso Eraclea (l’odierna Policoro, provincia di Matera), per contrastare le pressioni dei bellicosi Lucani dall’interno della regione.
Allo scoccare del conflitto, nel 281 a.C., come già avevano fatto in passato proprio nelle guerre contro gli italici, i tarantini chiesero aiuto al regno d’Epiro. E così il re Pirro, celebre condottiero e stratega, alla testa di un forte esercito di 25 Mila soldati e 20 elefanti da guerra, sbarcò in Italia per raggiungere le forze degli alleati tarantini, tra cui anche gli stessi Lucani e Sanniti, ora uniti contro la comune minaccia romana.
I romani, tuttavia, inviarono due legioni sotto il comando del console Publio Valerio Levino proprio per evitare che le forze di Pirro, stanziato nella piana di Eraclea, nella valle del fiume Sinni, si unissero agli italici.
All’alba del 1 Luglio del 280 a.C., dunque, le forze in campo si scontrarono. Fu una sorpresa, per il re d’Epiro, scoprire che i “barbari” romani non erano affatto sprovveduti, ma dotati di un’organizzazione militare pari, se non superiore, a quella degli ellenici. Per rompere il sostanziale equilibrio tra le falangi oplitiche dei greci e la fanteria pesante romana, supportate da cavalleria e schermagliatori, Pirro dovette dunque ricorrere alla sua arma segreta, gli elefanti da guerra, che i romani non avevano mai visto e che in effetti gettarono panico e devastazione tra le fila dei latini, costringendoli alla fuga.
Fu una vittoria particolarmente amara, tanto da diventare emblematica: la prima “Vittoria di Pirro” della storia. Gli epiroti vincitori contarono quasi altrettanti morti dei romani, non avendo tuttavia le stesse possibilità di rinforzare le proprie fila. Le fonti riportano che al termine della Battaglia di Eraclea, il re avrebbe esclamato: “Un’altra vittoria come questa e me ne torno in Epiro senza più un soldato!”. E in effetti, dopo una lunga e infruttuosa campagna militare, nel 275 a.C. Pirro, seppure imbattuto sul campo, tornò in patria, consegnando l’Italia nelle mani di Roma.