Forse ancora oggi camminando per le strade dei Sassi potrebbe capitare di notare sulle porte, in basso, un foro più o meno ampio. Si chiamava “uatter” e consentiva il passaggio dei felini… ma come mai tutti questi gatti nelle abitazioni di Matera? La risposta è semplice: i gatti erano così diffusi non tanto come animali da compagnia, come è consuetudine, ma perché la loro presenza era spesso e volentieri utile per arginare la presenza di topi, che potevano mettere a rischio il bene più prezioso nella Matera contadina: la farina.
L’esigenza di preservare grano e farina era fortemente sentita da tutti, dai produttori ai massari sino ai contadini e braccianti la cui sopravvivenza era legata al grano e a tutto quello che ruotava attorno ad esso.
Vi erano un’attenzione e una cura meticolosa per la mietitrebbiatura, l’essiccazione e la conservazione della farina, fondamentale per la dieta contadina e non solo. Sebbene ci fossero una serie di accorgimenti posti in essere per assicurare la migliore qualità del prodotto, perché non fosse esposto all’umidità e ad agenti esterni, c’era sempre il problema dei roditori. Non è difficile pensare che, con le condizioni di scarsa igiene che potevano esserci nei rioni antichi di Matera in tempi lontani, i topi potessero rappresentare un pericolo per la conservazione della farina.
Si ricorreva così a tutti gli strumenti possibili dai più rudimentali ai più sofisticati – per l’epoca – che prevedevano anche disparate modalità di uso e funzionamento, alcuni ravvisabili ancora adesso al Museo Laboratorio della Civiltà Contadina di Matera.
L’utilizzo di questi strumenti era affidato all’esperienza degli acchiappatopi, figure di cui si ha conoscenza dal Medioevo. In molti casi si trattava di contadini che offrivano la loro consulenza, chiamati a individuare le tane dei roditori, grazie alla loro abilità nel costruire e maneggiare gli strumenti per la loro cattura.
Il loro non era un vero e proprio mestiere, tuttavia gli acchiappatopi erano pronti a mettere al servizio altrui le proprie competenze tramandate nei secoli oralmente, con orgoglio, pur consapevoli che spesso non vi era alcuna retribuzione prevista: nei casi più fortunati toccava loro una ricompensa per aver liberato masserie, magazzini e abitazioni dalla presenza indesiderata.
Gli acchiappatopi, come suggerisce il nome, erano delle autorità in materia, ma con il tempo il loro personaggio per ovvie ragioni è andato scomparendo, pur restando una storia curiosa da raccontare. Prima di diventare una meta affascinante e irresistibile per registi e autori, Matera ha rappresentato l’emblema della cultura contadina, i cui retaggi e la cui eredità è ancora sapientemente custodita nella memoria collettiva e nei luoghi di cultura di cui anche gli acchiappatopi sono parte integrante.