Pietrapertosa è un borgo incantevole: un presepe tra rocce aspre dalle figure evocative. La sua particolare bellezza e la sua collocazione tra le Dolomiti Lucane ne fanno un posto favorevole alla costruzione di storie e leggende senza tempo.
Tra Santo Graal, arabi, api imprigionate nella roccia o splendide fattucchiere … non c’è nessun aspetto della fantasia umana che non abbia trovato modo, qui, di prendere forma. Ciò che non tutti sanno, però, è che la magia di Pietrapertosa continua a solleticare anche l’immaginazione dei menestrelli contemporanei, iperbolici narratori che ne fanno il proscenio ideale per narrazioni avvincenti.
È il caso di Stephen King che, ne l’ “Istituto”, romanzo del 2019, a pag. 520, cita proprio questo borgo in provincia di Potenza.
L’autore, in particolare, racconta di un istituto nascosto tra queste montagne in cui ragazzi e ragazze giovanissime sono tenuti prigionieri a causa della loro inafferrabile unicità: sono tutti e tutte dotate di poteri telepatici e telecinetici. Nulla più che una citazione, ma ammantata di fascino. Nella storia, il borgo lucano è solo uno dei posti in cui centinaia di giovani sono tenuti in catene, come quello di Namwon, in Corea del Sud, in Baviera o ad Amsterdam.
Sono tutti luoghi di dolore e di rivalsa in cui si coagulano le capacità e la volontà di difendersi e di essere liberi. Ma anche posti in cui tutto si scioglie nella dolcezza di un abbraccio.
Alla fine, quindi, anche in questo libro scuro, la luce di Pietrapertosa riesce a emergere in un canto corale in cui i più deboli riescono a difendersi e in cui, dopotutto, non resta che la bellezza ad ammutolirci.