“La confessione estorta tra i tormenti è l’espressione del dolore, non l’indizio della verità”.
Questa è forse una delle frasi più emblematiche di Francesco Mario Pagano, illuminista italiano e figura chiave della Repubblica napoletana del 1799. Giurista, filosofo e politico, si batté contro la pratica della tortura ma fu ucciso sul patibolo il 29 ottobre del 1799.
Nato nel 1748 a Brienza, in provincia di Potenza, proseguì gli studi a Napoli. Lo studio appassionato dell’ebraico, del greco e del latino lo portarono ad approfondire i classici del diritto e si accostò alla filosofia di Giambattista Vico. Dal 1770 insegnò etica all’Università di Napoli; dal 1785 diritto criminale. Contemporaneamente, esercitava la professione forense accogliendo con estremo favore le idee che da lì a poco si sarebbero diffuse in tutta Europa con la rivoluzione francese.
Quando, nel 1794, tre persone coinvolte nella “Società patriottica” – un’associazione di stampo giacobino sorta appena due anni prima nella città partenopea e di cui Pagano era stato uno degli artefici – furono arrestate per cospirazione antimonarchica, il burgentino assunse la difesa d’ufficio nei processi. Ma fu inutile. L’organizzazione fu sciolta e i giovani furono condannati a morte. Si aprì, così, una stagione di repressione di cui fu vittima anche lo stesso Pagano. Nel 1796 fu denunciato. Senza alcun processo e nonostante fosse giudice del tribunale dell’Ammiragliato, fu detenuto in carcere per due anni. Nuovamente libero, si spostò a Roma dove era stata proclamata la Repubblica Romana. Qui, gli venne offerta una carica di diritto pubblico. Francesco Mario accettò pretendendo in compenso solo l’indispensabile per vivere.
Gli eventi, tuttavia, dovevano ancora travolgerlo. Caduta la Repubblica riparò a Milano ma nel febbraio del 1799 era già di ritorno a Napoli. Il 23 gennaio era stata proclamata la Repubblica Napoletana. L’euforia di quei giorni lo aveva pervaso. La possibilità di affermare le proprie idee e i propri valori era concreta. Immediatamente, fu nominato membro del governo provvisorio e presidente del comitato di legislazione.
Mario Pagano in breve tempo fece abolire le servitù feudali, le tasse su alimenti essenziali come il grano, la pasta e il pesce e fece in modo che fosse garantita nei processi la difesa degli imputati troppo poveri per permettersi un avvocato. Soprattutto, abolì la tortura.
Il 1° giugno 1799 fu stampata la Costituzione della Repubblica Napoletana sul modello di quella francese. Pagano ne era stato uno dei principali ideatori.
Durò poco. Quando le truppe borboniche ripresero il controllo della città Mario fu catturato e rinchiuso a Castel Nuovo nella peggiore delle segrete. Fu condannato a morte per impiccagione dopo un processo sommario e sbrigativo, nonostante reiterati appelli di clemenza da più parti del mondo politico e accademico.