Quando Dinu Adamesteanu nasce a Toporu, nel 1913, in Romania, il suo destino sembra già segnato: seguirà la carriera ecclesiastica del padre, il pope della città, e resterà sempre nel suo Paese. Ma ben presto, capirà di avere una vocazione diversa che lo legherà indissolubilmente all’Italia e, in particolare, alla Basilicata portandolo a dirigere, qui, la Soprintendenza Archeologica.
Nel 1938, si laurea in Lettere Classiche all’Università di Bucarest, dopo aver lavorato agli scavi di Histria e alle prime ricognizioni aree sul Mar Nero per la ricostruzione del territorio. L’utilità dell’uso della fotografia a scopo archeologico, che userà spesso in futuro, gli si mostra in quest’occasione per la prima volta. L’esplosione della Seconda guerra mondiale, però, lo costringe ad espatriare. Nel 1940 è a Roma, dove lavora per l’Accademia di Romania. Nel frattempo, conseguita la seconda laurea nella capitale, riapre e cura le biblioteche degli Istituti culturali stranieri per contro del Comando Alleato.
Alla fine del conflitto, Adamesteanu si ritrova apolide a causa della situazione in cui versa il suo Paese e vive in condizioni di semiclandestinità. Grazie all’appoggio di molti suoi colleghi, nel 1949 è in Sicilia dove, nel 1958, inaugura il museo Archeologico di Gela. Quando nel 1964 arriva a Potenza per dirigere la Soprintendenza Archeologica della Basilicata, questa regione è ancora una terra “ignota” di cui si sa poco. Per tredici fruttuosi anni Adamesteanu porta avanti un programma di analisi che coinvolge l’intero territorio della Basilicata avviando indagini archeologiche sistematiche, svolte in siti-campione per singole tematiche ed epoche storiche. Crea una rete di Musei e di parchi archeologici interconnessi. Nascono così sei Musei Nazionali a Melfi, a Venosa, a Grumento, a Muro Lucano, a Policoro e a Metaponto e sei parchi archeologici (Venosa, Grumentum, Serra di Vaglio, Rossano di Vaglio, Metaponto ed Herakleia). Adameșteanu muore nella sua casa di Policoro il 21 gennaio 2004. Un anno dopo, a Potenza, è stato inaugurato e a lui intitolato il Museo archeologico nazionale della Basilicata, ubicato nel Palazzo Loffredo di Potenza