La fine della Seconda Guerra Mondiale segna un nuovo inizio per tutto il mondo, e sono tantissime le città che avviano un processo di ricostruzione che ne cambierà per sempre il volto. Anche per Matera, che pure è stata colpita dai combattimenti sono nel settembre del 1943, quando la popolazione è insorta per cacciare la guarnigione tedesca, il 1945 sancisce l’avvio di una stagione che, nel giro di qualche anno, stravolgerà l’urbanistica cittadina attraverso un processo segnato da vette di altissima qualità progettuale ed esecutiva.
In quello stesso anno escono due libri-manifesto che avranno una grande influenza sulla stessa: Cristo si è fermato ad Eboli, di Carlo Levi, e L’ordine politico delle comunità, di Adriano Olivetti.
Quest’ultimo, in particolare, anche attraverso la sua rivista Comunità, lancia appelli affinché le migliori forze del paese si impegnino nella ricostruzione del Paese, puntando proprio sulle comunità che ne costituiscono le fondamenta.
Nel 1949 Olivetti entra nella giunta di UNRRA-Casas, che gestisce i finanziamenti del Piano Marshall e decide di avviare un progetto su Matera, definita l’anno prima “vergogna nazionale” da Palmiro Togliatti e su cui, anche su stimolo di Olivetti, si avviano proprio in quei mesi importanti studi in ambito sociale (Frederick Friedmann), sanitario (Rocco Mazzarone) e dell’economia agraria (Rocco Scotellaro, Nallo Mazzocchi-Alemanni).
Nel frattempo, a Matera era tornato Ettore Stella, materano ed astro nascente dell’architettura italiana (vincitore, ancora studente, dei Littoriali di Architettura nel 1940) che, tra il 1946 e il 1949, vi realizzerà il Cinema-Teatro Duni, forse primo esempio in Italia di architettura organica, la corrente sviluppata in USA da Frank Lloyd Wright, il cui principio base è la comunione tra uomo e ambiente, architettura e paesaggio. Ed è a lui che Olivetti decide di affidare un l’ambizioso progetto di creare un borgo rurale alle porte della città di Matera, che possa ospitare una parte dei contadini costretti nelle più misere e buie case-grotta dei Sassi, un borgo ideale direttamente connesso ai terreni agricoli distribuiti agli stessi abitanti e plasmato sulle esigenze e caratteristiche della comunità, conservando quanto di meglio l’antichissimo sistema abitativo dei Sassi avesse da offrire. L’improvvisa e tragica morte di Ettore Stella in un incidente stradale, nel Febbraio del 1951, farà sì che l’incarico passi alla squadra di architetti progettisti del quartiere tiburtino di Roma, capeggiato da Ludovico Quaroni e Federico Gorio.
Borgo La Martella (1952), l’unico borgo rurale in Italia ad avere dalle origini un teatro, è non solo il manifesto del credo di Olivetti, garantendo alla comunità casa, lavoro ed educazione sociale, ma anche uno straordinario esempio di architettura ed urbanistica ancora oggi presente sui manuali di tutto il mondo.