Durante l’Età Classica, la Lucania “storica” (comprendente cioè una parte della piana campana e ad esclusione del territorio materano) è occupata da una popolazione fiera e bellicosa, pressoché omogenea per tratti culturali (ad esempio nel rituale funerario e nell’armamento), dal cui nome i Romani daranno il nome all’intera regione: i Lucani. Gli antichi li credevano “di stirpe Sannita”, ma profondamente ellenizzati grazie al contatto con le città della Magna Grecia, per le quali prestavano spesso servizio militare come mercenari.
Organizzati in tribù ma in grado, all’occorrenza, di unirsi sotto il comando di un rex eletto, a partire dalla fine del V secolo diventano una potenza capace di dare del filo da torcere sia alle polis greche sia agli stessi romani. Intorno al 420 a.C. i Lucani conquistano Paestum, cui cambiano il nome in Paiston, Pixunte e Lao, sottomettendo la popolazione greca locale. Nei decenni successivi procedono alla sistematica e strategica fortificazione delle alture lungo le valli che attraversano l’Appennino Lucano. Grazie a questa rete di basi militari, intervisibili e a dominio del paesaggio circostante, controllano tutti i traffici che attraversano la Basilicata lungo le vie fluviali e le dorsali collinari, spingendosi con le loro incursioni fino alle città greche della costa ionica, riunite nella Lega Italiota, minacciandole direttamente.
I tarantini, veri leader dell’alleanza, si vedono costretti a chiedere aiuto alla madrepatria. E dalla Grecia arriva, nel 335 a.C., Alessandro I “il Molosso”, re d’Epiro e zio di altri due futuri grandi condottieri ellenici, Alessandro Magno e Pirro. Celeberrimo comandante militare, nella prima fase della guerra egli riesce in effetti a riconquistare le città di Eraclea e Paestum. Tuttavia, egli si trova presto in grosse difficoltà nel contrastare una tattica militare in cui i Lucani sono maestri: la guerriglia. Partendo dalle loro basi sulle alture e protetti dai folti boschi della regione, gli italici logorano inesorabilmente le forze nemiche, la cui forza principale è costituita dalla fanteria pesante, la falange oplitica, del tutto inefficace in questo tipo di schermaglie. E infatti, lo stesso Molosso troverà la morte nel corso di una rapida incursione, mentre tenta di guadare un fiume, colpito da un giavellotto intorno al 330 a.C., segnando così la fine della guerra e la vittoria dei Lucani.