La Basilicata è una terra nella quale si producono ottimi vini che, negli ultimi anni, si sono guadagnati nicchie di mercato sempre più ampie anche a livello internazionale, con tanto di certificazione di qualità.
Tra questi spicca, per eccellenza e notorietà, l’Aglianico del Vulture, insignito del marchio DOC (Denominazione di Origine Controllata) dal 1971 e, per la tipologia superiore, del marchio DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) dal 2010.
Oggi l’Aglianico del Vulture è uno dei migliori vini italiani e, per similitudini nei processi di produzione e nel gusto, viene unanimemente definito come il “Barolo del Sud” e si accosta bene sia alle carni bianche che rosse, preferibilmente cotte allo spiedo, alla selvaggina e a formaggi molto stagionati.
La storia di questo vitigno risale all’epoca dei Greci, che lo introdussero in Italia col nome di “Hellenica”. Successivamente i Romani, sotto il nome “Ellenico”, lo utilizzarono per migliorare la qualità del Falerno, vino molto amato dai poeti dell’epoca. L’attuale denominazione risale al XV secolo, periodo della dominazione degli Aragonesi. Nell’Ottocento, invece, l’Aglianico del Vulture era richiesto dai cantinieri napoletani per correggere e arricchire i vini della provincia di Napoli.
L’Aglianico del Vulture si ottiene dalla vinificazione in purezza delle uve appartenenti all’omonimo vitigno, coltivato alle pendici del monte Vulture, un vulcano spento da millenni, fino a 800 metri di altitudine, anche se le condizioni più propizie si hanno fra i 200 e i 600 metri. La sua gradazione è compresa tra gli 11 e i 15 gradi, mentre l’invecchiamento va da un minimo di tre anni (stagionatura consigliata per il consumo, anche se può essere messo in vendita già dopo un anno dalla vendemmia) fino ai cinque, l’età del “Riserva”.
I comuni interessati alla produzione dell’Aglianico del Vulture sono Rionero in Vulture, Barile, Rapolla, Ripacandida, Ginestra, Maschito, Forenza, Acerenza, Melfi, Atella, Venosa, Lavello, Palazzo San Gervasio, Banzi, Genzano di Lucania e Montemilone, escluse le tre isole amministrative di Sant’Ilario, Riparossa e Macchia del comune di Atella.