È il 2 febbraio 2020, oggi Policoro è in festa perché, dopo molto, troppo tempo, rivede le Tavole di Eraclea risalenti alla fine del IV sec. a.C.
Perché è proprio nella zona jonica che le Tavole sono state ritrovate ed è qui che, per circa cinque mesi, ritorneranno, nel Museo della Siritide.
È nel 1732, proprio nel mese di febbraio (lo stesso in cui la mostra avrà inizio, sarà una coincidenza?), quando un contadino di Pisticci, il signor Marcello Lemma, nell’arare la terra con l’aiuto dei suoi buoi a circa 10 km da Policoro, sente battere l’aratro contro qualcosa di duro. Ferma le bestie e controlla personalmente da cosa proviene quel rumore e la scoperta che farà cambierà per sempre la storia della Magna Grecia.
Sarà lui, infatti, a scoprire la prima Tavola, una lamina in bronzo con una facciata con iscrizione greca e l’altra con iscrizione latina. Sulla facciata battuta dall’aratro è possibile notare, ancora oggi, i segni dell’attrezzo da lavoro del signor Lemma.
La notizia di questa incredibile scoperta, si diffonderà velocemente a macchia d’olio e giungerà alle orecchie dell’archeologo montalbanese Troyli che, intuisce la possibilità dell’esistenza di una seconda lamina.
Così in contrada Luce, sugli argini del Torrente Cavone, Troyli troverà la seconda Tavola che contiene una sola iscrizione in lingua latina.
Da questo momento in poi le Tavole di Eraclea diventeranno figlie del mondo, perché saranno oggetto di studio in Inghilterra prima, dove saranno anche esposte presso il British Museum di Londra e poi troveranno casa nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Quindi a Policoro, nel grembo che le ha custodite per secoli, non avevano mai più fatto ritorno. Per questo non c’è da stupirsi se la comunità policorese da oggi potrà vantarsi di riavere nella propria casa un pezzo della propria storia.