Foto: © Archivio del Museo Nazionale “D. Ridola”, Matera Didascalia: Domenico Ridola (l’ultimo a dx, seduto) insieme alla sua squadra fuori dalla Grotta dei Pipistrelli
13 ottobre 1841, a Ferrandina, Camilla Ridola, moglie di Gregorio, dà alla luce il piccolo Domenico. Un giorno di gioia per questa famiglia che ancora non sa di aver messo al mondo una delle personalità più importanti per la storia di Matera.
Infatti, poco dopo la nascita del figlio, Gregorio e Camilla decidono di trasferirsi nella città dei Sassi ed è lì che Domenico crescerà. Poi studierà a Napoli e diventerà medico.
Ridola, però, ha anche un’altra passione: l’archeologia e Matera, con la sua misteriosa e primitiva bellezza, gliela alimenta ogni giorno di più. Colleziona conchiglie fossili, cocci di ceramica e piccoli resti di arnesi di selce e proprio per questo motivo. L’amico e farmacista Francesco Riccardi, gli consegnerà una punta di freccia in pietra gialla, intatta, che ha trovato a Serra Sant’Angelo, vicino la “Grotta dei Pipistrelli” (un luogo avvolto di fascino e mistero di cui si conosce l’esistenza ma che mai nessuno ha avuto il coraggio di esplorare). E’ in questo momento che Domenico decide di andare alla scoperta del passato preistorico di Matera.
Così tra il 1872 e il 1878, con una squadra di esperti scavatori, entrerà in quel posto ostico e abbandonato per scoprirvi che era una grotta trogloditica in cui, nell’era preistorica, gli uomini ci hanno vissuto.
A questa scoperta ne seguiranno tante altre, tra cui le grotte funerarie sulla collina di Timmari, circa una trentina di scheletri di sesso ed età differenti, la scoperta degli insediamenti di Murgia Timone, Murgecchia e Serra D’Alto, luoghi in cui vi erano numerose tracce di trincee di villaggi preistorici.
Grazie a Ridola, oggi sappiamo che Matera è la terza città più antica del mondo, dopo Gerico (in Cisgiordania) e Aleppo (in Siria). Presso il Museo che porta il suo nome, a Matera, è possibile ammirare gran parte delle scoperte che ha fatto.