Proteste, scioperi, manifestazioni, era questo lo scenario della Basilicata dopo la Seconda guerra mondiale. La disoccupazione, la presenza ancora del latifondo e la questione della concessione delle terre incolte ne erano la causa. Il cuore pulsante di queste lotte era il paese di Montescaglioso, in provincia di Matera.
In un clima di forte malcontento, il 2 dicembre 1949 ci fu un’importante mobilitazione di circa 3.000 persone, uomini e donne, che occuparono simbolicamente il bosco di Policoro, con la richiesta di una riforma agraria per combattere il latifondo. Tra i rivoluzionari c’era Giuseppe Novello, bracciante di origini siciliane che, partito per la guerra, nel 1942, durante una licenza, impossibilitato a raggiungere la sua terra poiché le ferrovie erano andate distrutte, si fermo presso un suo commilitone proprio a Montescaglioso.
Il 7 dicembre i montesi presero in mano la situazione, passando all’occupazione vera e propria dei terreni incolti, fu inutile il tentativo di contenimento delle forze dell’ordine. Si proseguì così per una settimana con le operazioni di aratura e semina dei terreni incolti, fino a raggiungere l’occupazione di circa 14.000 ettari di terre occupate in tutta la provincia. Ma qualcosa interruppe questo clima di rivalsa. Fu tolta la corrente elettrica in tutto il paese, un nutrito gruppo di agenti era appena giunto da Matera e Bari per procedere agli arresti. Casa per casa, iniziò la cattura di contadini, braccianti e sindacalisti. Dopo poco, l’intera popolazione si riversò in piazza “armata” della propria disperazione, per chiedere la liberazione dei propriocompagni. All’arrivo di una motocicletta con due Carabinieri, la folla creò un vero e proprio muro, che non permise loro l’ingresso in caserma. Scivolando dal veicolo, i due Carabinieri iniziarono a sparare sulla gente, ferendo gravemente Giuseppe Novello, che dopo tre giorni morì. Il processo che ne seguì fu un nulla di fatto: le colpe vennero fatte ricadere sulla popolazione.
E proprio Giuseppe Novello diventò il simbolo della lotta contadina e si proseguì così con l’occupazione di altre terre. Il governo non potè più ignorare così tanta pressione e il 21 ottobre 1950, con la Legge stralcio n. 841, dettò le norme per l’espropriazione, la bonifica, la trasformazione e l’assegnazione dei terreni ai poveri contadini. Ma non mancarono luci e ombre anche in questa nuova fase.