Pitagora fu una delle maggiori personalità del mondo antico, la cui fama travalicò il mondo greco. Filosofo, matematico, astronomo, politico, è considerato una delle più grandi menti della storia dell’umanità. Oltre al celeberrimo teorema matematico, che costituisce una delle basi della geometria applicata, le fonti gli attribuiscono anche l’invenzione stessa del termine “filosofia”, dal greco philein (amare) e sophìa (sapienza), ossia, dunque, amore per il sapere. In realtà la sua vita e la sua figura sono avvolte nel mistero, anche per volontà dello stesso “saggio di Samo” che costruì attorno a sé un vero e proprio culto della personalità. La sua resta, in ogni caso, una figura storica, citata da numerose fonti affidabili e quasi contemporanee, tra cui Senofane, Eraclito ed Erodoto.
Sarebbe nato dunque nell’isola di Samo, in Asia Minore, intorno al 575 a.C. Allievo di Ferecide di Siro (uno dei Sette Sapienti), che lo avvicinò all’orfismo e alla teoria della metempsicosi (reincarnazione dell’anima), e Anassimandro di Mileto, grande geografo e cosmografo, dalla Ionia si spostò in Magna Grecia intorno al 530 a.C. Visse a lungo a Crotone, che però dovette lasciare a causa di dissidi politici per spostarsi a Metaponto, sulle coste ioniche della Lucania.
Qui fondò una nuova “Scuola Pitagorica”: un’accademia in cui il Maestro non si limitava ad insegnare matematica, cosmografia e musica, ma dettava innanzitutto delle regole di vita, allo stretto vegetarianesimo al divieto assoluto di mangiare fave, all’astensione dai rapporti extraconiugali, al fine di ambire alla purezza dell’anima e del corpo.
Nella Scuola metapontina, che sopravvisse a lungo anche dopo la morte del Maestro, si formarono le élites culturali e politiche della regione, probabilmente non solo di etnia greca: del filosofo pitagorico Ocello, proveniente dall’entroterra della Lucania, ci parla Diogene Laerzio. Del pensiero di Ocello, vissuto nel V secolo a.C. e dunque allievo della seconda generazione della scuola, sviluppatasi dopo la morte di Pitagora, non sappiamo moltissimo. Come per tutti i pitagorici, esso affondava le radici nella matematica e nella numerologia, al contempo indagando l’Universo e la Società umana e ritenendo che alla base di entrambi ci fosse un’unica forza rigeneratrice: l’amore.