Nello splendido paesaggio delle Dolomiti Lucane, al crocevia tra il Parco di Gallipoli Cognato e la Media Valle del Basento, e all’altezza dello svincolo sulla Basentana verso Campomaggiore (Potenza), c’è un’interessante infrastruttura di origine medievale. È il “Ponte della Vecchia”: ha una sola luce con arco a pieno centro, ottenuto a partire da blocchi di calcarenite ed arenaria. La sua larghezza supera i 4 metri, mentre la carreggiata è larga oltre 3 metri e mezzo. Il modo migliore per godere della sua inusitata bellezza è seguire l’antico tratturo del “Trono” lungo le sponde del Basento, che in questo punto scorre impetuoso ed è piuttosto profondo.
Durante il Medioevo, questo posto era probabilmente considerato sacro e non dovevano essere pochi i rituali di tipo magico-religioso che si svolgevano nei pressi. A presiedere le cerimonie c’erano sempre le “masciare”, le prodigiose donne – spesso anziane – a cui la tradizione attribuisce poteri magici e miracolosi. Proprio da una di queste “streghe”, popolari e spesso temute, potrebbe derivare il suggestivo nome di ponte “della Vecchia”.
Ma c’è un’altra leggenda che spiega la sua denominazione, avvalorata da alcune fonti storiche e dall’oggettiva difficoltà dell’attraversamento del Basento nel punto in cui il ponte è oggi ubicato.
Qui, quando ancora non c’era alcuna infrastruttura a consentire il passaggio dall’altra parte del corso d’acqua, i due figli della feudataria di Policoro provarono a guadare il fiume. Stavano inseguendo un animale durante la caccia o, forse, stavano solo giocando.
Su di loro s’innalzavano verso il cielo, stupefacenti, i pinnacoli delle Dolomiti Lucane e il verso dei rapaci riempiva l’aria. Ma non furono sufficientemente abili o l’acqua era meno quieta di quanto sembrasse a prima vista. Così caddero nel fiume e morirono. La loro madre, disperata, fece costruire il ponte in loro onore. Ad avvalorare questa ipotesi, c’è una carta, riportata da Pierfrancesco Rescio in un documento pubblicato dal consiglio regionale della Basilicata, secondo il quale, nel 1118, Alberenda, signora di Colobraro e Policoro, fece dono alla Trinità di Venosa di un ponte fatto costruire dal marito proprio in questa zona.
Qualunque sia l’origine storica del suo nome, questo Ponte rimane un luogo straordinario, attorno al quale si sono costruite storie e narrazioni dal grande fascino.
La passeggiata al Ponte della vecchia, s’inserisce perfettamente in un percorso immaginifico che può prevedere la visita a Castelmezzano e a Pietrapertosa e alla città dell’Utopia di Campomaggiore, un mirabile esperimento sociale ed architettonico risalente al 1600.