Nel centro storico di Potenza, proprio di fronte al Tempietto dedicato al patrono, San Gerardo, realizzato da Antonio Busciolano nel 1800, su via Pretoria, si apre piazza Matteotti. Questo slargo è il muto spettatore della storia del capoluogo da tempi antichissimi. È, infatti, proprio qui che sono accaduti alcuni degli avvenimenti più salienti che hanno segnato Potenza e tutto il Meridione: è il caso dell’innalzamento dell’albero della libertà nel 3 febbraio 1799.
All’epoca, i sentimenti sgorgati dalla Rivoluzione Francese stavano infiammando tutta Europa. Nel 1798 era sorta la Repubblica Romana seguita, nel gennaio del 1799, da quella Napoletana. Quegli echi non tardarono ad arrivare nel capoluogo lucano anche grazie al giurista Francesco Mario Pagano.
Non fu, quindi, un caso se il 3 febbraio 1799 nel bel mezzo di Piazza Matteotti fu un issato un palo adorno di bandiere e di un berretto frigio rosso, sul modello di quello innalzato a Parigi nel 1790 dai repubblicani: era l’Albero della Libertà.
Il vescovo Andrea Serrao, condividendo a pieno le idee di cui questo oggetto si faceva portatore, si affrettò a benedirlo.
L’intera città era in festa. Rinnegare i Borboni significava sperare in un profondo cambiamento che portasse una qualche ricchezza o comunque un benessere collettivo.
Quello stesso giorno si elessero i membri del governo della città e si decise di costituire anche un esercito della guardia per tutelare la nascente Repubblica Potentina ignorando che, proprio questa, l’avrebbe portata alla rovina.
Alla fine del mese di febbraio, infatti, i soldati distrussero l’albero della libertà e massacrarono il vescovo. Il 15 marzo 1800 i giacobini potentini, molti dei quali erano giovanissimi, passarono per la forca segnando la fine di questo slancio rivoluzionario.
Oggi è possibile ripercorrere le vicende storiche del Risorgimento italiano muovendosi idealmente a Potenza da piazza Matteotti, dove fu issato l’albero della libertà e dove, nel 1860, si svolsero la maggior parte degli scontri che fecero di Potenza la prima peninsulare città a ribellarsi ai Borboni, fino a piazza 18 Agosto, il cui nome è a perenne memoria dei giovani potentini che lottarono sotto l’egida di Giuseppe Garibaldi, sognando l’unità d’Italia.