Visitare Matera, significa entrare nella storia di una città unica e magica. A rendere speciale questo luogo, patrimonio dell’Unesco, non sono soltanto i Sassi ma anche le catartiche Chiese Rupestri di cui Matera è ricca. Ce ne sono, infatti, oltre 150. Fra queste però, una più di tutte, ha una storia che merita d’essere raccontata: la cripta del Peccato Originale.
IL MISTERO DELLA GROTTA ‘DEI CENTO SANTI’
Siamo verso la fine del 1962 quando un giorno, il promettente avvocato Raffaello De Ruggeri (ex sindaco di Matera), sta tornando verso casa. Lungo la strada inciampa in un agricoltore che, con un pezzo di motore del suo trattore tra le braccia, si trascina lento verso un meccanico che possa aiutarlo. Raffaello, dispiaciuto dall’evidente sforzo del pover’uomo, decide di aiutarlo facendolo saltare a bordo della propria auto per accompagnarlo presso una officina. Durante il tragitto l’avvocato cerca di improvvisare una conversazione ed è in questo momento che fa una scoperta sensazionale: quell’uomo gli racconta che quando era bambino, soleva pascolare le pecore vicino alla zona di Santa Lucia e che quando voleva dormire, doveva recarsi nella grotta dei “Cento Santi”, così come gli era stato suggerito dal padre. Ma, ribadisce l’uomo “io avevo paura di dormire lì dentro, perché mi sentiva troppo osservato da tutte quelle facce!”.
L’AVVOCATO DE RUGGERI SCOPRE LA CRIPTA DEL PECCATO ORIGINALE
A questo punto De Ruggeri, da tempo appassionato dalla storia della sua città e in cerca di questa grotta che aveva un affresco che raffigurava più volti, capisce che potrebbe essere vicino alla scoperta più importante della sua vita. Così, si mette alla ricerca di quei volti, di quella grotta e di quegli affreschi, perlustrando in lungo e in largo tutto il canyon della Gravina.
Per lui, sua moglie Maria e gli amici membri del circolo culturale “la Scaletta”, non sarà semplice trovare quella chiesa. Ci vorranno, infatti, diversi mesi prima che gli occhi di De Ruggeri possano incrociare lo sguardo scrutatore di quei famosi “Cento Santi” raffigurati nella Cripta.
È il 1° maggio del 1963, un giorno che cambierà per sempre la storia di Matera: Raffaello De Ruggeri, accompagnato dalla moglie e dai suoi inseparabili amici, scopre quella cripta tanto sognata e desiderata. Gli affreschi, seppure corrosi dal tempo, hanno conservato quella bellezza capace di lasciarti senza fiato. I volti raffigurati sono molti e diversi, motivo per cui la chiesa, inizialmente assume il nome de “la Cripta dei cento Santi”. Ma, osservandola bene, si vede che tra le tante figure rappresentate, proprio al centro, c’è un affresco che raffigura Adamo ed Eva nel momento in cui stanno per compiere il peccato originale, mordendo il frutto proibito. Una delle caratteristiche di questa effige riguarda proprio il frutto del peccato: in questa rappresentazione non c’è la mela, bensì il fico. Da qui nasce l’idea di ribattezzare quella cripta con il nome che oggi l’ha resa famosa in tutto il mondo: La cripta de Peccato Originale.
COM’È OGGI
Grazie alla scoperta di De Ruggeri, Matera oggi vanta quella che è stata definita da Vittorio Sgarbi, “una piccola cappella Sistina”. Un gioiello con 41 metri di esposizione, che si trova non nel cuore della città ma a 14 km di distanza, nella campagna della Gravina. Gli affreschi, longobardi-beneventani e risalenti tra l’VIII e il IX secolo d.C, hanno avuto bisogno di un restauro e oggi sono stati restituiti ai visitatori nel pieno della loro naturale bellezza, con fiori rosso porpora che sembrano essere veri e gli sguardi dei Santi che sembrano voler comunicare qualcosa.