Nel centro storico di Potenza, in largo Duomo, a sinistra della cattedrale dedicata a San Gerardo, si erge l’imponente palazzo episcopale. È una costruzione rimaneggiata più volte ma il cui impianto originario (ben poco mutato nel tempo) risale al 1600 quando l’allora vescovo Andrea Caracciolo ne commissionò i lavori.
È qui che si è consumato uno dei più efferati massacri compiti nel 1799, quando l’intera Europa era infuocata sotto la spinta degli echi della Rivoluzione Francese. Gli ideali di libertà, uguaglianza e fraternità infiammavano anche gli animi dei sacerdoti, stanchi di società fiaccate dal ripetersi d’ingiustizie ormai millenarie.
È il caso del vescovo di Potenza Andrea Serrao, che accolse con entusiasmo la proclamazione della Repubblica napoletana e fu una delle menti che orchestrò la pur breve esperienza della Repubblica potentina. La mattina del 24 febbraio 1799, all’alba, il pastore fu svegliato dalla furia distruttrice degli uomini della guardia appena costituita che avrebbero dovuto vigilare sulla neonata repubblica e che, invece, tramavano, nell’ombra, con i Borboni per destituirla.
In un lampo, i soldati distrussero il portone d’ingresso del palazzo vescovile e raggiunsero Serrao, raccolto in preghiera nella sua stanza.
Vedendoli irrompere, l’uomo di fede si limitò a benedire i suoi assalitori. Ma in un lampo fu ucciso, sparato in pieno petto. Il suo corpo esanime fu condotto all’aperto e decapitato. La testa del vescovo fu poi infilzata su di un palo, mentre i soldati della guardia si davano al saccheggio indiscriminato del palazzo episcopale.
Insieme a Piazza Matteotti questo edificio è uno dei luoghi simbolo della lotta per la libertà a Potenza nel 1799 ed è uno dei più interessanti.
Arrivati in piazza Duomo, infatti, si può approfittare anche per visitare l’adiacente Cattedrale di Potenza, dedicata al Patrono San Gerardo, e fermarsi piacevolmente a conversare davanti alla fontana, di fattura moderna, da cui zampilla dell’acqua freschissima.