Sulla collina più alta di Picerno, ben visibile da qualunque punto si osservi questo borgo in provincia di Potenza, svetta la chiesa Madre di San Nicola di Bari ben riconoscibile grazie al suo campanile a punta.
Questo luogo di culto è il più importante del paese ed è stato edificato intorno al 1600 pur subendo, nel tempo, diversi rifacimenti e ampliamenti. Grazie alla sua posizione privilegiata, in altura, la chiesa ha sempre osservato la vita dei picernesi che, generalmente, scorre placida ai suoi piedi. Ma, questo edificio è stato anche teatro di uno degli avvenimenti più sconvolgenti e terribili avvenuti durante le lotte ingaggiate in Lucania sulla scia della proclamazione della Repubblica napoletana nel gennaio del 1799.
Dopo aver issato l’albero della libertà e aver dichiarato decaduti i Borboni, a Picerno si mosse una strenua resistenza alle truppe sanfediste che misero sotto assedio la città. Per giorni i cittadini e le cittadine riuscirono a tenere testa agli aggressori ma, quando le forze nemiche guidate si fecero più aggressive e il numero dei morti e dei feriti crebbe inesorabilmente, i superstiti si asserragliarono tra le mura della Chiesa Madre.
Il prete cercò di calmare le acque e di porre fine alle violenze delle truppe sanfediste guidate da Gerardo Curcio da Polla, detto “Sciarpa”.
Aprì le porte della Chiesa e, vestito dei paramenti sacri, elevò l’ostensorio di fronte agli assalitori. Prima ancora di capire cosa stesse accadendo il sacerdote fu raggiunto e ucciso da alcuni proiettili. La stessa infelice sorte toccò ai 70 che avevano trovato riparo nella Cattedrale. 19 erano donne.
Di lì a poco, Picerno subì l’onta di essere messa a ferro e fuoco e saccheggiata mentre la Chiesa Madre fu in parte distrutta da quegli eventi.
Duramente colpita anche da alcuni terremoti successivi, la Chiesa conserva, però, ancora oggi intatto il suo fascino grazie anche alle splendide opere d’arte che custodisce, molte delle quali realizzate tra il XVI e il XVIII secolo come il polittico del Salvatore e la “Natività” realizzata dal Pietrafesa, Giovanni De Gregorio, uno degli artisti lucani più apprezzati del 1600.