Il 12 dicembre 1799 muore sul patibolo, in piazza mercato a Napoli, fra’ Saverio Granata da Rionero. La sua colpa è aver preso parte alla proclamazione della Repubblica partenopea.
Fra’ Saverio nasce a Rionero il 25 novembre 1748. Giovanissimo, entra a far parte dell’ordine dei frati Carmelitani scalzi. Ama le lettere e la teologia e quando si trasferisce nel convento di Barile è ben contento del suo ruolo di lettore. Ma non gli basta. Fra’ Saverio intende operare per aiutare i più umili e le idee giacobine che si diffondono nella seconda metà del 1700, con il loro appello all’uguaglianza e alla fraternità, incontrano in pieno la sua sensibilità.
Nel 1778 diventa professore di filosofia e matematica all’accademia militare borbonica della Nunziatella. Ma non nasconde la sua adesione alle idee liberali durante l’insegnamento. Questo, nel 1787, gli costa l’allontanamento dalla cattedra per un paio di anni.
Non può, però, abiurare alle sue convinzioni. Nel 1794 si schiera con rabbia in favore di un giacobino messinese arrestato a Napoli, giustiziato dopo appena tre giorni per cospirazione contro la corona. Immediatamente è condotto nella fortezza di Gaeta. Vi rimane per 4 anni. È scarcerato in tempo per diventare nel 1799 uno dei più attivi esponenti della società patriottica durante la Repubblica napoletana. Ma dura poco. La parabola di questo frate idealista s’interrompe bruscamente il 12 dicembre 1799 sulla forca.
Il suo nome, però, è ancora oggi motivo di lustro per i rioneresi tanto che, nei pressi della stazione, è affisso nel 1965 un busto di questo minorita coraggioso.