EPSON DSC picture Di A.mormando, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3450790
É il 1369 e Anglona, una cittadina lucana, ha il suo santuario. Alcuni storici sosterranno la sua rilevanza precisando anche come fosse diventata cattedra vescovile prima ancora della vicina Tursi. Nello stesso anno Anglona, però, vive un periodo segnato da un costante calo demografico che la porta a diventare una borgata con meno di trecento abitanti. In questo contesto si inserisce anche un disastroso incendio che finisce per farla spopolare del tutto, segnando una definitiva battuta d’arresto nello sviluppo della città, destinata a essere considerata da quel momento una frazione di Tursi. Ma non era ancora detta l’ultima parola e un intervento della regina Giovanna I di Napoli si sarebbe rivelato provvidenziale per la cittadina. La sovrana, in una lettera datata 30 luglio 1369, ordina la riedificazione di Anglona, mettendo nero su bianco così, l’importanza di un luogo che in passato aveva conosciuto gli splendori di Pandosia, nella Magna Grecia, e i fasti dell’antica Roma.
Il destinatario della lettera era il vescovo Filippo. I rapporti tra Anglona e Tursi all’epoca non erano tra i più distesi. Secondo alcune fonti sarebbero stati i nobili tursitani a causare l’incendio come reazione a un aumento spropositato dei poteri del clero e del vescovado, altre sostengono che la responsabilità fosse da attribuire a un gruppo di soldati facinorosi che avrebbero distrutto Anglona, pur risparmiando la Cattedrale.