È l’8 dicembre del 2014, Pino Mango viaggia verso la città di Policoro perché è qui che stasera si esibisce in concerto.
Sarà, purtroppo, la sua ultima esibizione.
Al Palaercole tutto è pronto per l’arrivo del cantautore di Lagonegro (Potenza), che aprirà le feste natalizie con il magico suono della sua voce. I fan del cantante, in trepidante attesa, sono pronti ad applaudirlo e poterlo finalmente ascoltare dal vivo, godendo di un paio d’ore di grande musica all’insegna della spensieratezza.
Così finalmente il concerto inizia, Mango sembra perfettamente in forma e, come sempre, a suo agio sul palco. Le canzoni volano via una dopo l’altra e la sua voce, conosciuta soprattutto per il “semi-falsetto”, colora di magico l’atmosfera felice del palazzetto della città ionica.
Quando cominciano le prime note di “Oro”, la canzone simbolo di Mango, il pubblico si scalda con un fragoroso applauso. Tutti conoscono quella canzone, resa celebre anche dalla versione cantata da Mina.
Pino è seduto davanti al piano, suona e ogni tanto si asciuga, imbarazzato, il sudore dalla fronte. Canta e cerca di lascarsi andare ma non appena finisce di intonare il ritornello, smette di suonare, si accascia davanti al microfono e si scusa col pubblico.
Sono le sue ultime parole, Mango è morto così, cantando la canzone che l’ha reso famoso e facendo quello che amava.
Un malore improvviso se l’è portato via velocemente, tanto che neanche gli immediati soccorsi hanno potuto salvarlo.
La sua scomparsa lascerà per sempre un grande e incolmabile vuoto nella musica italiana.