Sono le ore 17 in punto del 17 ottobre del 2014 quando il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, dalla sala del Consiglio superiore dei beni culturali, nella sede del Collegio Romano, annuncia il nome della capitale europea della cultura del 2019. “E’ Matera” scandisce, ma la piazza lo aveva già capito. La folla, assiepata tutta in piazza San Giovanni, nel centro storico, è ansiosa a tal punto di conoscere il responso della Commissione europea, tutta riunita in quel momento a Roma, da aver già dato un’identità alla sequenza di lettere che il presidente, Steve Green, ha digitato sul tablet poi ceduto a Franceschini: “Matera”, per l’appunto.
L’annuncio dell’esponente di governo, quindi, è solo il punto di innesco di uno dei boati di folla più grandi che il popolo materano potrà ricordare nella sua memoria collettiva: la città dei Sassi, dopo il traguardo del 1993, che la rese patrimonio Unesco, ritorna sulle cronache nazionali e internazionali con un traguardo raggiunto senza precedenti: rappresentare l’avanguardia culturale europea in tutto il mondo, lasciandosi dietro Siena, Perugia, Lecce, Ravenna e Cagliari, con 7 voti su 13. E così è stato: cinque anni dopo, nel 2019, Matera – e con essa tutta la Basilicata – può rappresentare un modello di produzione e diffusione culturale “comunitari”, dal locale all’Europa, consacrando anche il suo ruolo di destinazione turistica a livello mondiale.