Il 23 marzo del 1528 l’Italia era ormai terra di contesa tra i Francesi e l’impero asburgico e Melfi, governata allora dal principe Giovanni Caracciolo, si trovò ad essere, suo malgrado, il campo di battaglia di un durissimo scontro che vedeva contrapposta la Francia e il vicereame di Napoli.
Si trattava di una lotta apparentemente ad armi pari che sarebbe culminata nell’assedio di Melfi e nella sconfitta del Caracciolo. Se, infatti, sulla carta, entrambi gli schieramenti sembravano disporre degli strumenti per la vittoria, nei fatti non fu propriamente così: la fazione francese guidata da Odet de Foix, visconte di Lautrec, poté contare sulla presenza di mercenari senza scrupoli, tra cui spiccava un nome: Pedro Navarro. La disparità si fece sempre più evidente, l’esercito del visconte di Lautrec era spietato e padroneggiava avanzate tattiche di assedio che portarono la roccaforte sveva a capitolare.
Dopo aver seminato il terrore nella vicina Puglia, le truppe francesi avanzarono verso la Basilicata. Navarro era esperto di mine e grazie alla netta superiorità numerica sulla quale potevano contare le sue milizie ingrossate anche dalle Bande nere fiorentine, ebbe la strada spianata. Così, dopo una prima iniziale battuta d’arresto nella sua avanzata, riuscì a entrare nella città di Melfi e ad espugnarla. L’evento sarebbe stato ricordato come la Pasqua di sangue.