Il corredo della tomba n° 33 di Timmari, esposto nel Museo nazionale di Matera (foto Sailko, Wikimedia)
4 agosto 1984, sulla collina di San Salvatore, a Timmari, vicino Matera, l’archeologa Maria Giuseppina Canosa, comincia gli scavi per rinvenire la tomba numero 33.
Le caratteristiche architettoniche della sepoltura e il voluminoso corredo funerario, composto da circa 150 oggetti, tra cui una grande armatura in bronzo lavorato, una spada e molti vasi a figure rosse, non lasciano spazio a dubbi: la tomba ritrovata appartiene ad Alessandro il Molosso.
L’illustre re d’Epiro arriva in Italia nel 335 a.c, per aiutare la città di Taranto in guerra contro i Lucani, i Bruzi e i Sanniti. Dopo aver combattuto e vinto al fianco della città tarantina, la stessa gli volterà le spalle, quando si accorge che il Molosso sta acquisendo troppo potere. Da qui inizia la fase discendente del giovane macedone: dopo essere rimasto da solo con il suo esercito e senza alleati, il Molosso viene attaccato e sconfitto dai Lucani che, al suo corpo, faranno fare una fine atroce riducendolo in brandelli.
Nella tomba n.33, che l’archeologa Canosa ha rinvenuto tra il 4 e il 26 agosto, pare ci siano il cranio e la costola del povero macedone che, ha trovato la morte proprio nella terra in cui era giunto per portare suo aiuto.
Lo studio della tomba n.33, ha dato vita ad un volume dal titolo “Una tomba principesca da Timmari”, scritto da Maria Giuseppina Canosa.