Il 25 agosto 1059 si chiude il I Concilio di Melfi. Un evento che avrebbe cambiato le sorti del mondo cattolico e che avrebbe posto fine alla dipendenza dell’autorità papale da quella imperiale. Per l’occasione erano accorsi nella città del Vulture centinaia di vescovi, religiosi e nobili. Uno in particolare aveva attirato su di sé le attenzioni dell’assemblea: Roberto D’Altavilla detto il Guiscardo, che sarebbe diventato uno dei protagonisti della storia del concilio. Da quel famigerato sinodo sarebbero scaturite una serie di concessioni che avrebbero influenzato le sorti del sud Italia. Con il Concordato di Melfi che chiudeva il Concilio I, Roberto il Guiscardo veniva, dunque, insignito del titolo di duca di Puglia, terra che comprendeva anche l’ex thema di Basilicata, e di Calabria e Sicilia, mentre gli esponenti della casata normanna degli Altavilla si dichiaravano suoi fedeli vassalli. I Normanni da quel momento avrebbero, così, potuto allargare a macchia d’olio la loro sfera di controllo a scapito dei Bizantini, sotto la cui dominazione, il sud Italia era andato incontro a una progressiva decadenza. Proprio sotto i normanni il Mezzogiorno intravide la possibilità di una reale crescita e di stabilità dopo la crisi che l’aveva spopolata. Papa Niccolò II ne approfittava, dal canto suo, per proclamare il dominio della Chiesa fino alla Sicilia, assicurando la protezione normanna per sé e per il clero di Roma.
La portata storica del Concilio I di Melfi: le sorti del Mezzogiorno
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