I dissidenti politici, nel periodo fascista, vengono confinati nella lontana Basilicata, in una località sperduta chiamata Bosco Salice.
Lo scopo di tale confino è semplice: fare lavori forzati per dare dignità e una vita a questi terreni paludosi e malsani.
Col passare del tempo Bosco Salice, piano piano, si popola sempre di più al punto che, il 18 giugno 1938, viene posta la prima pietra in piazza Elettra, nome scelto in onore della figlia di Guglielmo Marconi.
Da questo, infatti, Bosco Salice viene ribattezzato Villaggio Marconi, proprio per tributare la memoria dello scienziato italiano.
È il preludio di quello che, subito dopo la caduta del fascismo, diventerà l’attuale Marconia.
Infatti, nel 1943 quando la colonia si scioglie, non tutti gli ex dissidenti decidono di rientrare nelle loro città di provenienza. Molti scelgono di rimanere a vivere in quel posto che, effettivamente, hanno visto nascere e crescere.
A incrementare la popolazione di Marconia, ci si mette anche la natura: nella vicina Pisticci, cittadina di cui Marconia è frazione, le frane distruggono gran parte delle case e, per questo motivo, molti pisticcesi si vedono costretti a trasferirsi nel vicino neonato borgo.
Col passare degli anni molti cittadini nati a Pisticci e nei piccoli comuni limitrofi, scelgono di vivere a Marconia, anche grazie al fatto che si estende per gran parte in piano.
Nel 1980 a piazza Bologna, vicino piazza Elettra, verrà posto il “Monumento al confinato politico” per ricordare quegli uomini che hanno fatto la storia del paese.