Il 25 novembre 1748, nasce a Rionero fra’ Saverio Granata da Rionero. Fin da giovanissimo accoglie in sé una fede molto forte che lo porta a entrare a far parte dell’ordine dei frati Carmelitani scalzi.
L’amore per le lettere lo porta a diventare lettore nel convento di Barile. Questa esperienza, però, lo pone anche molto a contatto con la povera gente, che trova un lui un frate amichevole e presente. Il confronto con la miseria del popolo gli instilla, forte, il desiderio di contribuire a porre fine alle tante ingiustizie sociali. Lo studio delle tesi giacobine, che proprio nel 1700 trovano ampia eco, lo colpiscono quasi subito, per il loro appello all’uguaglianza e alla fraternità.
Nel 1778 diventa professore di filosofia e matematica all’accademia militare borbonica della Nunziatella. Ma non nasconde la sua adesione alle idee liberali durante l’insegnamento. Questo, nel 1787, gli costa l’allontanamento dalla cattedra per un paio di anni.
La sua carriera è compromessa. E il suo destino è segnato. Nel 1794 si schiera con rabbia in favore di un giacobino messinese arrestato a Napoli, giustiziato dopo appena tre giorni per cospirazione contro la corona. Viene condotto nella fortezza di Gaeta, dove rimane per 4 anni, ma viene scarcerato in tempo per diventare, nel 1799, uno dei più attivi esponenti della società patriottica durante la Repubblica napoletana. Morirà il 12 dicembre 1799, a Napoli.
Il suo nome, però, è ancora oggi motivo di lustro per i rioneresi tanto che, nei pressi della stazione, è affisso nel 1965 un busto di questo minorita coraggioso.