È il 26 ottobre 1903 quando un regolamento sancisce la nascita della Biblioteca provinciale a Potenza. Il capoluogo lucano si prepara fin da subito all’inaugurazione di uno dei posti che sarà, ben presto, considerato uno dei fari della cultura cittadina.
Tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900, con la diffusione de “La belle époque”, il desiderio di arte e di conoscenza pervade anche la borghesia potentina. In particolare, l’élite culturale locale giudica inaccettabile la mancanza di un polo di studio, di ricerca e d’informazione in città, che consenta a chiunque l’accesso a volumi di ogni tipo.
Proprio sulla base di queste considerazioni, Giuseppe Bonitatibus, un giovane ingegnere e cultore di geologia; Sergio De Pilato, un avvocato venticinquenne; Vittorio De Cicco, un archeologo, e Ettore Ciccotti decidono di dare vita a un piccolo ma significativo fondo bibliotecario. Ognuno di loro raccoglie e mette a disposizione libri, opuscoli e riviste di vario genere. Il materiale messo da parte non è poco e, soprattutto, è molto vario: i contenuti spaziano dalla letteratura alla matematica, alla filosofia, al diritto fino alla chimica diventando ben presto un valido supporto non solo per gli studenti.
L’entusiasmo che contraddistingue questa iniziativa è tale da travolgere anche l’avvocato Vincenzo Lichinchi. È lui, sulle prime, ad assumersi l’incarico di custodire i volumi donati; e sarà sempre lui a garantire la proprietà della Biblioteca in costruzione in capo alla Deputazione provinciale di cui è presidente.
Il progetto trova nel tempo sempre maggiore consenso. L’intera comunità cittadina si attiva. In breve, aumenta il numero di doni e lasciti alla costituenda biblioteca. Ed è una vittoria per tutta la città di Potenza.