Apatici e assuefatti dalla vita di provincia: sono “i basilischi” protagonisti della pellicola omonima di Lina Wertmuller passata agli annali. Per il suo esordio alla regia, la Wertmuller aveva scelto di girare a Palazzo San Gervasio una parte delle riprese, in una sorta di omaggio alla sua famiglia. Suo padre era un avvocato originario del paese in provincia di Potenza e la regista, durante una visita in regione, aveva scoperto una Basilicata non contaminata dalle logiche imperialiste che avevano dominato il Novecento. Uscito nelle sale italiane il 2 settembre 1963, il film “I basilischi” ritrae tre giovani del sud Italia che vivono a Minervino Murge, a cavallo tra Puglia e Basilicata, assimilabili secondo qualcuno ai vitelloni di Fellini, nella loro quotidianità noiosa e ripetitiva. Crogiolati nella loro dipendenza dal provincialismo al punto tale da restare immobili, appaiono del tutto privi di ambizioni e di ideali, tagliati fuori da qualsiasi ombra di desiderio di affermazione. Il quadro di costume che emergerà dall’opera è amaro e grottesco, drammatico e ironico allo stesso tempo, frutto di una mente brillante come quella dell’indimenticata regista premio Oscar. La pellicola, infatti, sarà premiata con prestigiosi riconoscimenti aprendo alla Wertmuller la strada verso il successo.