Nella cittadina di Amsterdam, quella oltreoceano negli Stati Uniti, nasce il 31 marzo 1926 Rocco Anthony Petrone. La sua, in apparenza, potrebbe essere una delle numerose storie di figli di lucani emigrati all’estero. Eppure quella data si intreccia con la tensione atavica dell’uomo verso la luna e con la storia di Sasso di Castalda, un comune sul cucuzzolo della montagna lucana, paese d’origine dei genitori di Rocco Petrone. La sua è un’infanzia segnata dalla perdita prematura del padre, che lo porta sin da adolescente a rimboccarsi le maniche per supportare la sua famiglia. Così dal ghiaccio consegnato a domicilio, Rocco Petrone cerca il suo posto nel mondo del lavoro: entra nell’Accademia militare degli Stati Uniti, si laurea al Mit (Massachusetts Institute of Technology), uno degli istituti più prestigiosi per la formazione in ambito scientifico, diventa ingegnere e prosegue la sua carriera militare fino a essere riconosciuto con l’appellativo “Tigre di Cape Canaveral”.
Proprio alla Nasa coordinerà le operazioni della missione Apollo 11 che porterà nel 1969 l’uomo sulla Luna. Quel “Go”, il monosillabo pronunciato da Petrone, in qualità di direttore del lancio, avrebbe cambiato profondamente le sorti della scienza e del mondo intero aprendo nuovi scenari che portano tutt’ora l’uomo a stare con il naso all’insù.