Il 26 maggio 1936 ad Avigliano, in provincia di Potenza, il popolo del paese incorona solennemente la “sua” madonna del Carmine, rappresentata da una statua lignea del VIII secolo di scuola napoletana, come santa patrona e protettrice del borgo. L’iniziativa popolare avviene per ringraziare la Madonna che ha concessola pioggia – fresca e benefica – ai contadini ponendo fine a gravosi e lunghi periodi di siccità in diverse occasioni.
La prima prova di un’intercessione da parte della Vergine negli eventi atmosferici gli aviglianesi l’hanno avuta nell’estate del 1884. All’epoca, la pioggia mancava da settimane in tutta la Basilicata e la minaccia della carestia diventava giorno dopo giorno sempre più realistica.
Occorreva invocare il soccorso della santa patrona.
Un giorno, le donne del posto insieme a quelle delle comunità limitrofe si recarono alla “Montagnola”, il monte su cui sorge il santuario dedicato alla Madonna del Carmine. Il loro volto era coperto da una tovaglia bianca. Una corona di spine dei rovi serviva per sostenerla.
I contadini, a piedi nudi, versarono un recipiente colmo d’acqua ai piedi del santuario. Il tutto accadeva in un silenzio irreale.
Poi, improvvisamente, giunse la pioggia. Era copiosa e leggera: proprio ciò di cui i campi avevano bisogno. L’episodio si è ripetuto ancora anche nel 1903. Per ringraziare la Madonna di questi suoi interventi gli aviglianesi diedero vita alla grande festa del 26 maggio 1936. È solo uno dei momenti più rappresentativi della devozione popolare nei confronti della Vergine che trova il suo culmine nella processione che avviene ogni anno il 16 luglio.