Sono le 9.32 del 16 luglio 1969, l’UTC, il tempo coordinato universale, segna le 13.32, e da Cape Canaveral, base Nasa situata sull’isola Merrit in Florida (USA), è appena partita una missione spaziale destinata a cambiare la storia dell’umanità: l’Apollo 11, che porterà – qualche giorno dopo – i primi uomini sulla Luna.
A lanciare il countdown e a dare il fatidico “go!” per il lancio del razzo Saturn V, qualche secondo prima, è stato Rocco Petrone, figlio di immigrati lucani che da Sasso di Castalda (Potenza), dopo la Prima Guerra mondiale, emigrarono negli Stati Uniti, approdando nella contea di Montgomery, poco distante da New York.
Nel 1946 Rocco si laurea al MIT in ingegneria meccanica e, durante il servizio militare svolto in Germania ha anche modo di visitare la cittadina lucana d’origine e di conoscere i nonni. I razzi e i missili, non a caso, sono la sua passione e, nel 1952, comincia la sua carriera come ufficiale assegnato al laboratorio per i lanci missilistici dell’esercito in Alabama, mentre nel 1960 viene trasferito alla NASA. Si può dire che il programma Apollo 11 fu coordinato interamente da lui, così come sua è la decisione di assemblare il Saturn (110 metri di altezza per 10 di larghezza) in verticale.
Poco dopo l’enorme successo della missione Apollo 11, Rocco Petrone sarà promosso direttore dell’intero programma Apollo e, per un anno, svolgerà anche la funzione di amministratore associato della Nasa: un sogno, il suo, diventato più che realtà.