Il 13 luglio 1959 è un giorno che segna una svolta nelle politiche energetiche italiane e la Basilicata ne è protagonista. Il presidente del Consiglio Antonio Segni, insieme al ministro dell’Industria, Emilio Colombo, accompagnato dal presidente dell’Eni, Enrico Mattei, arriva a Ferrandina per un sopralluogo in Valbasento.
Nei primi giorni del marzo precedente, in televisione, proprio Mattei aveva annunciato che a Grottole, Grassano, Salandra, Craco, Ferrandina e Pisticci, tutti paesi della provincia di Matera, erano stati individuati i primi giacimenti metaniferi della Basilicata. I toni trionfalistici dell’annuncio crearono grosse aspettative nei lucani, i quali pensarono che la scoperta potesse portar loro un importante ritorno economico.
Ne scaturì un intenso dibattito pubblico che, oltre che l’ambito popolare e locale, interessò anche livelli istituzionali e nazionali.
Da Segni, Colombo e Mattei, però, durante il sopralluogo a Ferrandina, davanti ad una folla di duemila persone, giungono solo rassicurazioni generiche.
Due anni dopo, sempre in Valbasento, sarà posta la prima pietra del grande stabilimento ANIC, il complesso petrolchimico di Eni. Progressivamente aumenteranno le tensioni e le proteste per trasformare il metano in loco e non farlo dirottare verso le industrie pugliesi, come pensato inizialmente. Da quel momento il volto della Basilicata cambierà per sempre: da terra incontaminata e fortemente incentrata sull’agricoltura si trasformerà in un’area industriale moderna dalle alterne fortune e che che ancora oggi è in grado di suscitare polemiche.