Il 7 agosto 1806 aveva inizio, intorno a mezzogiorno, quello che alcune fonti chiamano l’assedio di Lauria, una vicenda oscura che sarebbe passata tragicamente alla storia come una strage.
Lauria, attualmente in provincia di Potenza, poteva contare al tempo su una popolazione fedele alla corona borbonica. Fu questa la ragione che portò la cittadinanza a ribellarsi all’avanzata delle truppe napoleoniche partite all’alba dello stesso giorno dalla vicina Lagonegro. La ribellione verso coloro che erano percepiti come invasori stranieri sarebbe, però, avvenuta non senza una grande sofferenza inferta alla gente del posto, con un bilancio drammatico.
Lauria, la “città ribelle” veniva, così messa a ferro e fuoco dalle truppe capeggiate da uno spietato generale Andrea Massena in un episodio che aveva tutte le caratteristiche di una durissima rappresaglia militare.
Il sacco francese avrebbe decimato la popolazione, togliendo la vita a mille abitanti di Lauria e lasciato un senso di profonda desolazione, oltre alla distruzione. Oggi le vittime sono ricordate da una targa commemorativa, un monumento eretto per non dimenticare uno degli avvenimenti più salienti e dolorosi della resistenza antigiacobina nell’Italia meridionale e in Basilicata.
L’assedio sarebbe valso a Lauria più tardi anche il titolo di Semper Fidelis, conferito dai Borbone, per il coraggio nel resistere all’invasore francese.