Le grida dei bambini, che correvano tra i sottani e le vie del centro, erano probabilmente il suono più frequente nella Potenza nel 1930. I più piccoli fantasticavano insieme nella città che mutava rapidamente sotto le spinte urbanistiche del regime fascista, organizzandosi in bande o riunendosi in folti gruppi per partecipare a un medesimo gioco.
I più grandi coinvolgevano i fratellini e le sorelline inventando passatempi e e attingendo quante più idee possibili dalla fantasia.
Parafrasando un noto film di Wim Wenders, “Il cielo sopra Berlino”, i bambini lanciavano rami come fossero frecce. E, quelli, continuano a vibrare. I volti e i timidi sorrisi sono, infatti, gli stessi dei loro nipoti e bisnipoti che oggi li osservano dalle pagine del libro edito da Typimedia Editore “Come eravamo. Potenza 1857-1950” , cercando le tracce composite di loro stessi in questi volti fanciulli in bianco e nero.
I vestiti e le scarpe solo sono diversi, ma l’istinto che si prova nel riconoscerli e nel volerli abbracciare sciogliendosi in una risata affettuosa è del tutto immutato. Da quasi un secolo.
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