Basilicata, terra di riti e di tradizioni dal fascino a volte romantico. In particolare, in passato, erano le usanze legate al matrimonio ad essere pervase da romanticismo. Un pretendente all’epoca non aveva molte occasioni per poter fare la corte alla sua amata e, allora, doveva inventarsi qualcosa per poterle dichiarare il suo amore scampando, però, il rischio di mostrarsi insolente. Fu per questa ragione, forse, che qualcuno inaugurò la tradizione del ceppo nuziale. Il ragazzo posizionava un ceppo davanti la porta della ragazza con cui desiderava più di ogni altra cosa convolare a nozze. Lei il mattino seguente con un chiaro gesto acconsentiva o meno alla richiesta, in caso di negazione faceva rotolare il ceppo lontano dal suo uscio e se, invece, era lieta del dono ricevuto portava con sé il ceppo in casa. I più fantasiosi sceglievano un legno le cui caratteristiche rispecchiassero il carattere di lei. Con il tempo il rituale assunse anche dei connotati grotteschi se si pensa che il padre della fanciulla, qualora non si fosse intuita l’identità dell’ammiratore, cominciava un concitato giro per le vie del paese urlando a gran voce: “Chi ha inceppunato la figlia mia?”.
Il rapporto tra uomo e natura è stato sempre avvertito come benefico dai lucani che per questo hanno, spesso, ricondotto ad elementi naturali vari rituali, tra cui quelli nuziali. È l’albero per antonomasia ad essersi aggiudicato nel cuore di questo popolo un posto d’onore.
A tal proposito citiamo una danza che ha animato le nozze di molti, il matrimonio con gli alberi. Lo sposo e la sposa giravano per tre volte intorno ad un albero scambiandosi frasi: “Albere senza foglie quest’è la mia moglie” esordiva lo sposo e, a sua volta, la sposa rispondeva “Albere mie fiurite quest’è lu mie marite“. Un momento festoso legato alla fertilità della donna, infatti l’albero simboleggiava la fecondità della terra. Un rito sopravvissuto al tempo che alcuni ancora praticano per omaggiare un passato romantico e per rendere quel giorno, tanto atteso, scenografico