È il 4 aprile 1965 e i quotidiani locali dedicano la loro prima pagina a un drammatico evento: un crollo nei Sassi fra vico Commercio, via Fiorentini e via Lombardi. Un forte rumore, poi la polvere e i calcinacci hanno causato un risveglio traumatico per gli abitanti della zona. A crollare sono state due case e anche un tratto di strada, probabilmente a causa di alcune scosse di terremoto avvertite nei giorni precedenti, secondo quanto ipotizzato dagli esperti. Sebbene lo scenario apparisse catastrofico, però, fortunatamente non si sono registrati né vittime, né feriti, nonostante le macerie e nonostante lo spavento per i cittadini coinvolti. Il bilancio è di due edifici crollati, per un totale di una quindicina di abitazioni pericolanti, popolate da altrettante storie di vita da ricostruire.
Lavoratori e lavoratrici, bambini e bambine, madri e padri che, presi dallo sconforto del momento e non volendo rinunciare alla propria dimora, hanno provato in tutti i modi a mettere in salvo i loro beni, rimasti intrappolati tra calcinacci e intonaco.
Le conseguenze dell’evento si sono ripercosse anche sull’urbanistica della città, facendo interrogare studiosi e istituzioni in merito al destino degli storici Sassi, che negli anni Sessanta apparivano abbastanza diversi dall’immagine poetica e suggestiva che oggi viene associata a loro. In quei giorni nessuno immaginava che quel luogo sarebbe diventato nei decenni un posto magico, ritornato a splendere nel pieno della sua bellezza. I Sassi allora erano considerati, al contrario, un ostacolo per il turismo e quel crollo avrebbe dato inconsapevolmente avvio a una discussione lunga anni sul futuro della città, soprattutto sulla sua parte più antica.